Per l’uomo antico, l’uomo di tutti i tempi ci sono fatti che diventano segni perchè richiamano immediatamente i grandi eventi della vita in cui siamo e viviamo:
l’arco del cielo, la linea dell’orizzonte, il cielo stellato, il sole e la luna, la grande chioma di un albero, l’onda del mare, il risveglio della primavera, la frontalità dell’incontro, la verticalità dell’albero e la verticalità della persona, la maternità ecc.
Le linee, le forme, i colori che richiamano questi eventi hanno la capacità di evocare in noi memorie comuni di ataviche esperienze del vivere.
Queste sono le immagini archetipe.
I volumi bassi e lineari delle nostre strutture sui quali si stagliano le custodie verticali, ricreano un paesaggio interno che ci riporta alla terra, all’orizzonte e al cielo, alla immagine poetica della nostra prima contemplazione.
Il grande linguaggio dell’arte e di conseguenza il linguaggio plastico parte dalla atavica, comune esperienza umana.
Io non credo nell’uomo nuovo completamente slegato da questa esperienza, credo nell’uomo che attraverso la sua memoria e la sua coscienza può trovare la sua identità nello scoprire e riconoscere tutto quello con cui vive.